Violenza diseducante tra le nuove generazioni

Willy Monteiro Duarte era un giovane ragazzo di 21 anni, barbaramente ucciso da un gruppo di coetanei per aver coraggiosamente difeso un amico. Vorrei  potermi soffermare sull’atto di coraggio del giovane, ma le notizie continue dei mass media su episodi di grande violenza tra adolescenti o adulti protendono la mia mente e le mie parole ad approfondire quest’ultima tematica.

Con grande rammarico temo che la morte di Willy sia solo il sintomo di una grave  emergenza educativa in atto. Uccidere così selvaggiamente un essere umano non è di sicuro un esempio lampante di una società sana.

Ragazzi che per prassi insultano i propri docenti, arrivando addirittura a scontri violenti in classe e per completare l’opera ben pensano di filmare tutto caricando il video su Youtube. Episodi di vandalismo nei confronti di abitazioni, automobili, monumenti o parchi pubblici sono ormai di routine nelle nostre città, così come i pestaggi tra coetanei  per un’occhiata di troppo, per screzi irrisolti per il mero piacere di scontrarsi permettendo alla loro rabbia esplosiva di bombardare indistintamente chi si trova nei paraggi.

Recentissima challenge social è stata lanciata su Instagram: i ragazzi si danno appuntamento per fare risse in piazza, producendo video  testimonianti l’accaduto e creando assembramenti senza mascherine. Doppia beffa quindi a loro stessi e alla salute d i  tutti noi che con grande resilienza stiamo affrontando la pandemia in corso.

Che cosa si nasconde dietro cotanta efferatezza giovanile?

In primis temo che il ruolo delle famiglie sia tendenzialmente cambiato, i genitori delegano costantemente ad altri il ruolo di educatori alla vita, sono spesso interessati al loro lavoro e ai propri interessi  poco inclini ad essere amorevolmente e autorevolmente protagonisti della crescita dei propri ragazzi.

Poi c’è la scuola che dovrebbe ricoprire non solo un ruolo formativo nozionistico, ma soprattutto educante alla crescita personale. Per raggiungere tale obiettivo è necessario istaurare un legame socratico con i propri alunni, proponendosi come guida nella loro ricerca costante di se stessi e della propria unicità, ascoltando con accoglienza il loro mondo interiore.

Visione fortemente utopistica la mia, ma necessaria se si vuole costruire una vera rete educativa, nella quale connettere i partners coinvolti nel percorso di crescita dei ragazzi.

Famiglia , scuola e comunità educante tutta, dovrebbe effettuare incontri dialoganti, dove esporre apertamente le difficoltà dell’agire educativo in codesti contesti. È solo cessando di incolparsi vicendevolmente che può avvenire un reale cambiamento di direzione.

Non dimentichiamoci che i ragazzi di oggi saranno i costruttori del futuro di domani.

Cristina Tonelli