Terapie animali per anime umane

Terapie animali per anime umane

Nel nostro mondo, quello umano, c’è una parte sempre più notevole e partecipante, ed è quella degli amici animali.

Ci soccorrono, ci fanno compagnia, ci arricchiscono, sono loro a educare noi malgrado si pensi convenzionalmente il contrario.

Photo by Fabian Gieske on Unsplash

Il termine pet-therapy, coniato nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson, si riferisce all’impiego degli animali da compagnia per curare specifiche malattie.

Nell’ultimo ventennio questa terapia ha preso sempre più piede, scoprendo che animali e animo umano, soprattutto quello maggiormente sensibile e fragile, hanno punti di contatto rilevanti e si fanno del bene.

Giovani con autismo, disabilità e malattie varie o stress post traumatici sono tutti frangenti che con l’aiuto degli animali possono essere quantomeno mitigati e fanno ritrovare ai ragazzi o agli adulti, il sorriso, la voglia di non lasciarsi andare.

Tale pratica educativa affiancata alle terapie tradizionali migliora il livello di attenzione, diminuisce la collera, affievolisce stereotipie e soprattutto la riscoperta della gioia di vivere.

Cani e cavalli sono gli alleati più adatti allo scopo.

I cani possono decodificare il linguaggio corporeo della persona, come l’espressione del viso e percepire, tramite secrezioni ormonali, i vari stati emotivi umani e davanti a sofferenza, ansia, depressione e dolore, l’animale risponde con il contatto fisico, con il gioco, le coccole e la vicinanza.

Gli equini sono molto sensibili ai movimenti del cavaliere e soprattutto il cavallo si muove a varie andature che possono stimolare il fisico di coloro che sono protagonisti della terapia.

Gli animali non conoscono malizie, non sono artefici di brutture se non per mera sopravvivenza, si avvicinano a chi palesa affetto o smarrimento dimostrando la propria candida natura. Questa è la “carta vincente”: la purezza d’animo che si accompagna alle turbe psicofisiche le quali tormentano animi spossati e in cerca di pace riuscendo a lenirle.

Tale connubio è assai azzeccato, merita che possa ambire a sempre più spazio poiché ormai è assodato che sia fonte di risultati concreti colmi di incoraggiamento e dunque meritevoli anche di un coinvolgimento di giovani dall’animo ancora terso e appassionato.

Nel nostro mondo, fisico o interiore, tutto quanto è positivo e costruttivo va certamente coltivato, per continuare e migliorare, e mantenere ciò che di ottimo esiste.

Nel nostro mondo, quello umano, c’è una parte sempre più notevole e partecipante, ed è quella degli amici animali.

Ci soccorrono, ci fanno compagnia, ci arricchiscono, sono loro a educare noi malgrado si pensi convenzionalmente il contrario.

Il termine pet-therapy, coniato nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson, si riferisce all’impiego degli animali da compagnia per curare specifiche malattie.

Nell’ultimo ventennio questa terapia ha preso sempre più piede, scoprendo che animali e animo umano, soprattutto quello maggiormente sensibile e fragile, hanno punti di contatto rilevanti e si fanno del bene.

Giovani con autismo, disabilità e malattie varie o stress post traumatici sono tutti frangenti che con l’aiuto degli animali possono essere quantomeno mitigati e fanno ritrovare ai ragazzi o agli adulti, il sorriso, la voglia di non lasciarsi andare.

Tale pratica educativa affiancata alle terapie tradizionali migliora il livello di attenzione, diminuisce la collera, affievolisce stereotipie e soprattutto la riscoperta della gioia di vivere.

Cani e cavalli sono gli alleati più adatti allo scopo.

I cani possono decodificare il linguaggio corporeo della persona, come l’espressione del viso e percepire, tramite secrezioni ormonali, i vari stati emotivi umani e davanti a sofferenza, ansia, depressione e dolore, l’animale risponde con il contatto fisico, con il gioco, le coccole e la vicinanza.

Gli equini sono molto sensibili ai movimenti del cavaliere e soprattutto il cavallo si muove a varie andature che possono stimolare il fisico di coloro che sono protagonisti della terapia.

Gli animali non conoscono malizie, non sono artefici di brutture se non per mera sopravvivenza, si avvicinano a chi palesa affetto o smarrimento dimostrando la propria candida natura. Questa è la “carta vincente”: la purezza d’animo che si accompagna alle turbe psicofisiche le quali tormentano animi spossati e in cerca di pace riuscendo a lenirle.

Tale connubio è assai azzeccato, merita che possa ambire a sempre più spazio poiché ormai è assodato che sia fonte di risultati concreti colmi di incoraggiamento e dunque meritevoli anche di un coinvolgimento di giovani dall’animo ancora terso e appassionato.

Nel nostro mondo, fisico o interiore, tutto quanto è positivo e costruttivo va certamente coltivato, per continuare e migliorare, e mantenere ciò che di ottimo esiste.

Cristina Tonelli