Non solo povertà ma soprattutto risorse

Non solo povertà ma soprattutto risorse

A cura del Centro di ascolto diocesano


Oggi vogliamo fermarci un momento e guardare indietro ai due mesi appena trascorsi per raccontarvi che cosa abbiamo incontrato come Caritas diocesana. Questa emergenza ci ha spinto ancora di più a riflettere non solo sul nostro essere comunità, ma soprattutto sull’essere una comunità che si prende cura dell’altro in ogni circostanza, senza lasciare indietro nessuno.
Nel periodo dal 8/3 al 8/05 sono state 320 le persone ascoltate telefonicamente dal Centro di ascolto diocesano. Di queste ben 40 persone (12,5%) non si erano mai rivolte prima d’ora a Caritas.
Gli interventi prevalentemente effettuati in questo tempo: ascolto, distribuzione di beni materiali e farmaci, sussidi economici, orientamento ai servizi, e soprattutto informazioni di vario genere… molte le persone disorientate di fronte alla situazione! Oltre ai bisogni economici (30% delle richieste) e di occupazione (25%) emergono quelli legati alla salute (11%), alla casa (11%) e infine all’immigrazione 2,7%).
Questi sono i primi dati raccolti, ma sappiamo bene che ci aspetta una fase in cui le richieste andranno ad aumentare.
Siamo allo stesso tempo profondamente consapevoli di non essere mai stati soli in questi giorni. Sono stati tanti i momenti in cui volontari, parroci, singoli cittadini e benefattori ci hanno aiutato a dedicarci con tenacia all’assistenza dei più fragili. Ora l’augurio per questa nuova fase è di poter tornare rinnovati alle relazioni quotidiane a cui eravamo abituati, con uno sguardo nuovo e più consapevoli del valore prezioso che hanno per noi.

Oggi vogliamo fermarci un momento e guardare indietro ai due mesi appena trascorsi per raccontarvi che
cosa abbiamo incontrato come Caritas diocesana. Questa emergenza ci ha spinto ancora di più a riflettere
non solo sul nostro essere comunità, ma soprattutto sull’essere una comunità che si prende cura dell’altro
in ogni circostanza, senza lasciare indietro nessuno.
Nel periodo dal 8/3 al 8/05 sono state 320 le persone ascoltate telefonicamente dal Centro di ascolto
diocesano. Di queste ben 40 persone (12,5%) non si erano mai rivolte prima d’ora a Caritas.
Gli interventi prevalentemente effettuati in questo tempo: ascolto, distribuzione di beni materiali e
farmaci, sussidi economici, orientamento ai servizi, e soprattutto informazioni di vario genere… molte le
persone disorientate di fronte alla situazione! Oltre ai bisogni economici (30% delle richieste) e di
occupazione (25%) emergono quelli legati alla salute (11%), alla casa (11%) e infine all’immigrazione 2,7%).
Questi sono i primi dati raccolti, ma sappiamo bene che ci aspetta una fase in cui le richieste andranno ad
aumentare.
Siamo allo stesso tempo profondamente consapevoli di non essere mai stati soli in questi giorni. Sono stati
tanti i momenti in cui volontari, parroci, singoli cittadini e benefattori ci hanno aiutato a dedicarci con
tenacia all’assistenza dei più fragili. Ora l’augurio per questa nuova fase è di poter tornare rinnovati alle
relazioni quotidiane a cui eravamo abituati, con uno sguardo nuovo e più consapevoli del valore prezioso
che hanno per noi.

Oggi vogliamo fermarci un momento e guardare indietro ai due mesi appena trascorsi per raccontarvi che cosa abbiamo incontrato come Caritas diocesana. Questa emergenza ci ha spinto ancora di più a riflettere non solo sul nostro essere comunità, ma soprattutto sull’essere una comunità che si prende cura dell’altro in ogni circostanza, senza lasciare indietro nessuno.
Nel periodo dal 8/3 al 8/05 sono state 320 le persone ascoltate telefonicamente dal Centro di ascolto diocesano. Di queste ben 40 persone (12,5%) non si erano mai rivolte prima d’ora a Caritas.
Gli interventi prevalentemente effettuati in questo tempo: ascolto, distribuzione di beni materiali e farmaci, sussidi economici, orientamento ai servizi, e soprattutto informazioni di vario genere… molte le persone disorientate di fronte alla situazione! Oltre ai bisogni economici (30% delle richieste) e di occupazione (25%) emergono quelli legati alla salute (11%), alla casa (11%) e infine all’immigrazione 2,7%).
Questi sono i primi dati raccolti, ma sappiamo bene che ci aspetta una fase in cui le richieste andranno ad aumentare.
Siamo allo stesso tempo profondamente consapevoli di non essere mai stati soli in questi giorni. Sono stati tanti i momenti in cui volontari, parroci, singoli cittadini e benefattori ci hanno aiutato a dedicarci con tenacia all’assistenza dei più fragili. Ora l’augurio per questa nuova fase è di poter tornare rinnovati alle relazioni quotidiane a cui eravamo abituati, con uno sguardo nuovo e più consapevoli del valore prezioso che hanno per noi.