
Il pettegolezzo: fonte inesauribile di chiacchiericcio a perdere e di creazione di verità certamente tali solo per chi le proferisce. Oggi, con i social che ci permettono di comunicare sempre e ovunque in maniera tanto veloce quanto inquietante per certi versi, tale pratica atavica e prettamente umana è costantemente in crescita, in una lievitazione continua che a volte non difficilmente sfocia in qualcosa di più serio e pericoloso, tanto da creare spiacevoli conseguenze più o meno gravi.I pettegolezzi di oggi vengono rimpolpati e rilanciati celermente e soprattutto in maniera eccessivamente facile anche da parte di giovanissimi i quali, senza forse una propria cognizione di causa, danno vita a malelingue e nuove voci generate per noia o per malizia malcelata.
La “chiacchiera” di per sé è sempre esistita, le nostre nonne si sedevano spesso fuori casa lavorando con le mani senza sosta e parlando goduriosamente di eventi paesani e compaesani assenti. Sono lungaggini orali atte a condividere informazioni e fantasticare su gente conosciuta di persona e non. Il pettegolezzo è una realtà particolare: è virtuale, orale, da sempre parte della nostra vita e apparentemente innocua, la quale però può assumere contorni imprevisti e pericolosi quando le sue conseguenze si riversano nella vita reale, ne abbiamo spesso prove concrete nei fatti di cronaca.
L’uomo non inventò il linguaggio per poter parlare di filosofia o di arte ma per tenere uniti gli uomini con la comunicazione, riferendo e acquisendo informazioni e scambiandosi esperienze ed emozioni. Insomma, un sano, proficuo e socializzante farsi i fatti altrui per farli diventare propri ma con un fine costruttivo. Un modo di pensare da rivalutare e coltivare applicandolo alla nostra vita per darle un significato diverso, sicuramente migliore ristabilendo una condotta di vita più benefica e sicuramente propositiva.
Il pettegolezzo: fonte inesauribile di chiacchiericcio a perdere e di creazione di verità certamente tali solo per chi le proferisce. Oggi, con i social che ci permettono di comunicare sempre e ovunque in maniera tanto veloce quanto inquietante per certi versi, tale pratica atavica e prettamente umana è costantemente in crescita, in una lievitazione continua che a volte non difficilmente sfocia in qualcosa di più serio e pericoloso, tanto da creare spiacevoli conseguenze più o meno gravi.I pettegolezzi di oggi vengono rimpolpati e rilanciati celermente e soprattutto in maniera eccessivamente facile anche da parte di giovanissimi i quali, senza forse una propria cognizione di causa, danno vita a malelingue e nuove voci generate per noia o per malizia malcelata.
La “chiacchiera” di per sé è sempre esistita, le nostre nonne si sedevano spesso fuori casa lavorando con le mani senza sosta e parlando goduriosamente di eventi paesani e compaesani assenti. Sono lungaggini orali atte a condividere informazioni e fantasticare su gente conosciuta di persona e non. Il pettegolezzo è una realtà particolare: è virtuale, orale, da sempre parte della nostra vita e apparentemente innocua, la quale però può assumere contorni imprevisti e pericolosi quando le sue conseguenze si riversano nella vita reale, ne abbiamo spesso prove concrete nei fatti di cronaca.
L’uomo non inventò il linguaggio per poter parlare di filosofia o di arte ma per tenere uniti gli uomini con la comunicazione, riferendo e acquisendo informazioni e scambiandosi esperienze ed emozioni. Insomma, un sano, proficuo e socializzante farsi i fatti altrui per farli diventare propri ma con un fine costruttivo. Un modo di pensare da rivalutare e coltivare applicandolo alla nostra vita per darle un significato diverso, sicuramente migliore ristabilendo una condotta di vita più benefica e sicuramente propositiva.
Cristina Tonelli