Hikikomori: una nuova evasione dal mondo.

Hikikomori: una nuova evasione dal mondo

Photo taken by Pinterest

Il diffondersi sempre più celermente e in maniera diffusa del fenomeno 

Hikikomori che parte dall’Oriente per dilagare ormai anche in Europa sta iniziando a preoccupare 

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studiosi, sociologi ma soprattutto genitori di millennials sempre più connessi ma sempre meno presenti.

Si tratta di giovani menti,ragazzi e ragazze a cui la natura tutto ha dato, che si riducono a passare i migliori anni della loro vita  rinchiusi dentro ad una camera, senza voglia o desiderio di vedere gente, di interagire con terze persone, di frequentare luoghi al di  là dei propri pochi metri quadrati.

Diventa un problema anche solo condividere pasti o lavarsi, nonostante nulla manchi al loro fisico o al loro cervello.

Si rimane per quasi tutto il giorno al buio, illuminati solo dalle piccole luci artificiali dei dispositivi tecnologici.

Non si ha desiderio di vedere o incontrare nessuno, famiglia compresa.

Probabilmente tutto si deve alla società di oggi: assolutamente competitiva, velocissima e castrante e se non si è all’altezza dei parametri odierni, per giovani menti vulnerabili e fragili è un peso assai opprimente, tanto da crearsi un guscio in cui vivere e nascondersi.

Questo fenomeno sempre più dilagante sta approdando anche in Europa.

L’unica forma di relazione, di contatto di rete col mondo esterno sono i pc, i cellulari, i tablet che divengono vere e proprie dipendenze.

Tecnologia e disagio si incontrano in un connubio in questo caso a discapito della libertà, del normale sviluppo di un giovane normodotato.

La tecnologia supplisce al dovere e al bisogno di considerare la propria dimora come la base in cui tornare dopo una giornata socialmente attiva, e non come la tana da cui non separarsi mai.

Ci sono genitori e famiglie intere che per questo motivo vengono messe duramente alla prova, si mettono in discussione, si incolpano di ciò che accade loro ponendosi molte domande e trovando poche risposte a un problema tanto inquietante quanto recentissimo e semisconosciuto.

Il problema andrebbe dunque affrontato senza giudizio sommario né stigmatizzazione, poiché non si tratta di capricci o mode transitorie bensì di profondi disagi emozionali e mentali.

Occorre dunque entrare in sintonia e in contatto con coloro i quali soffrono di tale situazione proprio entrando nel medesimo paradosso  che la situazione offre:passare per Internet,utilizzare chat,connettersi con Skype per aprire uno spiraglio di speranza di ritorno ad una vita comune, sociale, condivisa.

Sfruttare dunque la parte buona di una stessa medaglia per cercare di porre rimedio a un fenomeno considerato dai più quasi di nicchia ma nella realtà sintomo di una società sempre più malconcia.

Cristina Tonelli

Il diffondersi sempre più celermente e in maniera diffusa del fenomeno Hikikomori che parte dall’Oriente per dilagare ormai anche in Europa sta iniziando a preoccupare studiosi, sociologi ma soprattutto genitori di millennials sempre più connessi ma sempre meno presenti.

Si tratta di giovani menti,ragazzi e ragazze a cui la natura tutto ha dato, che si riducono a passare i migliori anni della loro vita  rinchiusi dentro ad una camera, senza voglia o desiderio di vedere gente, di interagire con terze persone, di frequentare luoghi al di  là dei propri pochi metri quadrati.

Diventa un problema anche solo condividere pasti o lavarsi, nonostante nulla manchi al loro fisico o al loro cervello.

Si rimane per quasi tutto il giorno al buio, illuminati solo dalle piccole luci artificiali dei dispositivi tecnologici.

Non si ha desiderio di vedere o incontrare nessuno, famiglia compresa.

Probabilmente tutto si deve alla società di oggi: assolutamente competitiva, velocissima e castrante e se non si è all’altezza dei parametri odierni, per giovani menti vulnerabili e fragili è un peso assai opprimente, tanto da crearsi un guscio in cui vivere e nascondersi.

Questo fenomeno sempre più dilagante sta approdando anche in Europa.

L’unica forma di relazione, di contatto di rete col mondo esterno sono i pc, i cellulari, i tablet che divengono vere e proprie dipendenze.

Tecnologia e disagio si incontrano in un connubio in questo caso a discapito della libertà, del normale sviluppo di un giovane normodotato.

La tecnologia supplisce al dovere e al bisogno di considerare la propria dimora come la base in cui tornare dopo una giornata socialmente attiva, e non come la tana da cui non separarsi mai.

Ci sono genitori e famiglie intere che per questo motivo vengono messe duramente alla prova, si mettono in discussione, si incolpano di ciò che accade loro ponendosi molte domande e trovando poche risposte a un problema tanto inquietante quanto recentissimo e semisconosciuto.

Il problema andrebbe dunque affrontato senza giudizio sommario né stigmatizzazione, poiché non si tratta di capricci o mode transitorie bensì di profondi disagi emozionali e mentali.

Occorre dunque entrare in sintonia e in contatto con coloro i quali soffrono di tale situazione proprio entrando nel medesimo paradosso  che la situazione offre:passare per Internet,utilizzare chat,connettersi con Skype per aprire uno spiraglio di speranza di ritorno ad una vita comune, sociale, condivisa.

Sfruttare dunque la parte buona di una stessa medaglia per cercare di porre rimedio a un fenomeno considerato dai più quasi di nicchia ma nella realtà sintomo di una società sempre più malconcia.

Cristina Tonelli

Cristina Tonelli