Giovani protagonisti: voci dal servizio civile
Anno 2020/2021
Riassumere in poche parole o in una semplice frase può sembrare un’esperienza poco significativa, ma non è così. Io, sono riuscita a portare con me in questo percorso i miei difetti e i miei pregi, ma soprattutto sono convinta che dedicandoci agli altri, impariamo ad ascoltarci. Questo servizio mi ha fatto capire il vero valore della vita e mi ha fatto toccare con mano la povertà in tutte le sue forme. Quando sono a contatto con gli altri, (com’è stato il momento della mensa), riesco nei loro occhi a capire le difficoltà e lo sconforto. Ma quello che più mi emoziona e vedere i loro occhi bagnarsi di lacrime quando nel nostro piccolo siamo riusciti a dargli una piccola speranza. Sono riuscita a mescolarmi con loro nelle loro difficoltà e questo ha fatto di me una persona diversa. Antonella
Tornato a casa e osservando la piantina, l’anello, il libro e infine la lettera ho pensato di mettere per iscritto i pensieri che qua e là affioravano nella mia mente, insieme ai dolci ricordi che questa esperienza e le meravigliose persone come voi mi hanno lasciato. L’anno di servizio civile è un anno intenso, di cambiamento (come ci avete sempre detto voi), ricco di sfide e impegni, insomma, non è per tutti. Come avete scritto nella lettera è vero che ci siamo fidati di voi e della Caritas ma anche voi vi siete fidati di noi, delle nostre risorse e della nostra maturità. Tenendo l’anello tra le mie mani (non è una citazione al Signore degli anelli, giuro) penso al momento in cui ho scelto di svolgere il mio anno di servizio civile in Caritas, l’ansia durante il colloquio, e l’entrata in sede insieme a Leo e Fede. Sapevo che quest’anno sarebbe stato importante e così è stato (nonostante il Covid). Guardando la piantina di giacinto che ogni giorno cresce un pochino di fronte ai miei occhi rivedo il mio percorso all’interno di Caritas, in particolare ripenso alla prima volta che abbiamo accompagnato Andri e la Michi a tenere una lezione a scuola. Mai avrei immaginato che un anno dopo sarei andato in classe da solo a parlare della mia esperienza in casetta con Modou. Il libro di Chatwin che mi hanno regalato Andri e la Michi invece è un invito a rimettermi in viaggio, arricchito da questa esperienza e con un altro sguardo sul mondo che mi circonda, un dono da custodire. In generale quest’anno ho imparato ad essere più generoso, più consapevole di me stesso e dei miei valori e infine più aperto. Entrare a far parte di Caritas significa abbracciare la cultura del dare, del condividere e dell’ascoltare, e questo genera il cambiamento più grande di tutti, crea consapevolezza e amore di sé e per gli altri. Per questo e per tutto il resto ci tengo a ringraziarvi così, augurandovi di continuare l’ottimo lavoro che fate e promettendovi che ogni tanto tornerò a trovarvi e a darvi una mano se servirà. P.s. : La lettera la porterò per sempre nel cuore, come tutte le persone stupende che ho conosciuto in Caritas, colleghi/amici, utenti e persone che cercavano l’Aset in via Fanella 93. Grazie di cuore. Marco
In questo anno ho capito l’importanza di essere comunità. Che non significa solo condividere il luogo in cui viviamo ma che significa affiancarsi e accompagnare l’altro, che significa anche dare voce ai bisogni di chi incontri per strada ma senza la pretesa di volerli risolvere subito. In questo anno ho capito che le cose semplici davvero sono le più belle e che per dare tanto basta poco, alle volte solo saper stare in silenzio. In questo mondo che corre sempre ho capito l’importanza del fermarsi, e lì ho ritrovato la mia strada, ho ritrovato il valore dell’amicizia che non pretende, il valore dell’amore gratuito. E la cosa più importante che sicuro mi porto a casa è la capacità di imparare a capire che al mondo non esisto solo io, e che i miei bisogni non sono gli unici che necessitano di essere soddisfatti. Che ogni tanto è importante fermarsi per ritrovarsi e riscoprirsi parte di una comunità che forse alle volte corre troppo veloce senza pensare che non tutti hanno le scarpe giuste per stare al passo. Nicla
Il servizio civile è un regalo che ci viene concesso solo una volta nella vita e che una volta “scartato” lascia un’enorme senso di soddisfazione e una grande voglia di continuare a mettersi in gioco. Mi sento onorato di averlo potuto vivere anche se mi dispiace di non averlo potuto fare fino in fondo e di essermi fermato due mesi prima. Ho conosciuto alcune persone che mi sono rimaste dentro, che mi hanno dato tanto e con le quali sono sicuro che continuerò ad avere un sincero rapporto di stima ed amicizia anche dopo quest’anno particolare ma vissuto insieme. Leo
Questo anno mi ha fatto capire che non bisogna fuggire da se stessi. Federico
È stato un anno in cui ci siamo messi tutti alla prova e abbiamo aiutato le persone in difficoltà ascoltando i loro bisogni. In questo anno ho capito cosa significa apprezzare anche ogni minima cosa senza pretendere di più. Giulia
Quest’anno mi ha dato modo di riscoprire me stessa, i miei punti di forza e quelli di debolezza. Mi ha permesso di spendermi per qualcosa che ne vale veramente la pena e di cambiare il mio modo di vedere il mondo. Chiara

Anni precedenti
A tutti i giovani che Caritas incontra, viene proposto di diventare protagonisti; cioè di diventare i personaggi principali, quelli più importanti, quelli sui quali si basa l’intera opera. L’opera in questione è la loro stessa vita. Per farlo, oltre al metodo del servizio già di per sé estremamente formativo, vengono offerte occasioni più specifiche e di riflessione, durante le quali è per loro possibile, narrare, sotto diverse forme, i loro vissuti in merito a questo anno così intenso. La condivisione del nostro profondo sentire, del dare “noi stessi da mangiare”, è una delle occasioni più belle e preziose per aprire noi stessi al mondo e concedergli la possibilità di farlo sbirciare nei nostri cuori. Le visioni che ne avrà saranno sicuramente delle spennellate di colore, che arricchiranno le grigie immagini che la società oggigiorno ci da in pasto in maniera compulsiva. Cambiare noi stessi per cambiare il mondo, diceva qualcuno. Stanchi, di assomigliare a delle oche da foie gras, i nostri giovani, cominciano a lasciare le loro impronte nel mondo e regalano a tutti voi dei piccoli frammenti di cielo.
Vivendo il Sinodo dei Giovani 2018: riflessioni dei nostri SCV
Intervista a Federici Ilaria, ragazza in servizio civile nell’anno 2015-2016
Visita allo stagno Urbani; 25/05/16
Secondo posto concorso fotografico “Immagini di Misericordia”; 22/05/16
Esperienze dei giovani in servizio civile 2014/2015
Saluto dei giovani in Servizio Civile 2015/2016
La Diocesi si avvale di una struttura ad “Uffici Pastorali“, ovvero gruppi di volontari e consacrati che dedicano il proprio servizio alla Chiesa come comunità curando un aspetto particolare di questa.
Collaborazioni tra uffici Pastorali 2015