Etiopia: la crisi umanitaria è sempre più grave

Etiopia: a sei mesi dallo scoppio della guerra, nel Tigray crisi umanitaria sempre più grave.

Photo by David Snyder for Catholic Relief Services

Sono trascorsi sei mesi dall’inizio del conflitto nel Tigray, la regione più a nord dell’Etiopia al confine con Eritrea e Sudan, tra forze federali e quelle regionali con il coinvolgimento ormai acclarato anche di forze eritree.

Nonostante l’intensità del conflitto si sia ridotta, permane un clima di tensione e insicurezza con scontri localizzati in alcune aree. Sempre più grave invece la crisi umanitaria provocata dal conflitto, dalla pregresse condizioni di vulnerabilità della popolazione e dall’accesso agli aiuti ancora limitato in molte aree.

Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, le persone che necessitano di assistenza umanitaria sono salite a 5,2 milioni, gli sfollati a 2 milioni ed i profughi fuggiti in Sudan a oltre 63.000. Secondo, recenti rapporti del Ministero dell’Istruzione, almeno il 25% delle scuole in Tigray è stato danneggiato, con la distruzione parziale o completa di aule, uffici, sistemi idrici e servizi igienici. Negli ospedali mancano medicine e personale sanitario, frequenti i saccheggi e ormai esigui i servizi di base garantiti. Si stima che circa la metà degli ospedali e dei centri sanitari nella regione non siano funzionanti.

La guerra colpisce un’area già tra le più povere dell’Etiopia con un alto tasso di malnutrizione e carenza di servizi essenziali.

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