Etiopia: a sei mesi dallo scoppio della guerra, nel Tigray crisi umanitaria sempre più grave.

Sono trascorsi sei mesi dall’inizio del conflitto nel Tigray, la regione più a nord dell’Etiopia al confine con Eritrea e Sudan, tra forze federali e quelle regionali con il coinvolgimento ormai acclarato anche di forze eritree.
Nonostante l’intensità del conflitto si sia ridotta, permane un clima di tensione e insicurezza con scontri localizzati in alcune aree. Sempre più grave invece la crisi umanitaria provocata dal conflitto, dalla pregresse condizioni di vulnerabilità della popolazione e dall’accesso agli aiuti ancora limitato in molte aree.
Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, le persone che necessitano di assistenza umanitaria sono salite a 5,2 milioni, gli sfollati a 2 milioni ed i profughi fuggiti in Sudan a oltre 63.000. Secondo, recenti rapporti del Ministero dell’Istruzione, almeno il 25% delle scuole in Tigray è stato danneggiato, con la distruzione parziale o completa di aule, uffici, sistemi idrici e servizi igienici. Negli ospedali mancano medicine e personale sanitario, frequenti i saccheggi e ormai esigui i servizi di base garantiti. Si stima che circa la metà degli ospedali e dei centri sanitari nella regione non siano funzionanti.
La guerra colpisce un’area già tra le più povere dell’Etiopia con un alto tasso di malnutrizione e carenza di servizi essenziali.