Emergenza migrazioni:i piani d’azione UE-Turchia, la situazione siriana e i diversi fronti della crisi greca

Venerdì 18 marzo è stato sancito, tra i 28 leader europei e il premier turco Ahmet Davutoglu, l’accordo bilaterale per la gestione dell’emergenza migranti.

La  paura che la Grecia possa diventare un enorme serbatoio di disperati ha dato un’accelerata all’accordo. I cinque suoi  pilastri , articolati in 9 punti, sono nell’ordine: rimpatri in Turchia, divieto di espulsioni collettive, meccanismo 1+1, liberalizzazione dei visti e aiuto economico della Turchia.

Tanti i dubbi e la complessità delle decisioni adottate; l’ufficio immigrazioni di Caritas Italiana ha elaborato un’attenta analisi sui contenuti e le possibili conseguenze dell’ dell’accordo UE – Turchia. Per esempio: esistono attualmente, per i profughi che fuggono dalle guerre, vie regolari per entrare in UE passando per la Turchia?Come si conciliano le accuse mosse da molti paesi europei al governo di Ankara,  riguardo alla suo non rispetto di alcuni diritti fondamentali, con il trasferimento coatto in Turchia dei profughi giunti in Grecia irregolarmente?

Questo nuovo accordo rischia di creare enormi ingorghi nei rimpatri ed i profughi, pur di fuggire dalle guerre, potrebbero indirizzarsi su altre rotte molto più pericolose;  come quelle del Mediterraneo, gestite di fatto da trafficanti di esseri umani, implementando così il loro potere ed i loro  guadagni. Note sono le perplessità  riguardo l’inefficacia dimostrata fino ad oggi, dei meccanismi del “ricollocamento ” (resettlement) e del “reinsediamento” (relocation). Evidente è la mancanza di volontà politica dei paesi che dovrebbero accogliere volontariamente i rifugiati, secondo le quote elaborate lo scorso anno dalla Commissione europea.

L’ammissione della Turchia all’UE deve avvenire attraverso il reale rispetto dei diritti e delle libertà, come quella di stampa, attualmente mancanti in Turchia. Gli accordi presi, anche in altri ambiti, di fatto mostrano un mercanteggiare l’ingresso nell’Unione sulla pelle dei rifugiati negoziando e “prezzando” i diritti umani, comportamento avallato e incoraggiato proprio dalla UE.

In questo scenario i “cacciati e rifiutati”  profughi siriani, dei quali si racconta l’esodo in un dossier di Caritas Italiana, stanno vivendo il quinto anno di “terza guerra mondiale combattuta a pezzetti”, che si sta svolgendo anche e sopratutto in Siria. Questo conflitto coinvolge ben 97 attori, tra fazioni politiche, milizie e stati. Sul campo, si trovano su fronti opposti anche i due grandi  blocchi del mondo occidentale -Usa e Russia- e i due grandi blocchi del mondo “mondo arabo “- Arabia Saudita ed Iran-.  Gli interessi in ballo sono il più grande bacino di idrocarburi nel mondo, una nuova leadership mondiale e la nuova leadership regionale.

La Grecia, per tanto, è preda dei diversi volti della crisi riportati in un documento di Caritas Italiana, tra emergenza profughi e crisi economica. Un dato su tutti, 50.000 rifugiati attualmente bloccati in questo stato, di cui 13.250 solamente nel tristemente noto villaggio di Idomeni, ai confini con la Macedonia. Contemporaneamente Caritas Italiana, oltre al sostegno alla popolazione migrante, sta promuovendo dal 2012 progetti per la popolazione locale, sia con attività di sostegno al reddito sia con attività di sviluppo di imprenditoria sociale.