Libri e liberi

Libri e liberi

Da Bergamo arriva una storia che mi piace, una di quelle semplici, leggere ma che fanno in qualche maniera pensare un po’.

Si chiama Danilo Dadda, 56 anni, e durante il lockdown ha avuto un’idea visionaria: un bonus per ogni libro letto dai suoi operai e condiviso coi colleghi. Un imprenditore edile, dunque mondo lontano da libri e lettura, ha avviato un’iniziativa per cui ogni suo dipendente che legge un libro verrà incentivato con una quota in denaro, il triplo se in lingua straniera, in aggiunta a un incontro giornaliero di un’ora in cui si espone il proprio libro letto.

Il suo pensiero è semplice ma allo stesso tempo disarmante per i tempi che viviamo.

«Chi lavora con te deve diventare migliore di quando ha cominciato, perché l’imprenditore ha anche un ruolo sociale».

(“Next”, 04/05/2021)

Lo scopo e l’intento dell’uomo d’affari è nobile, egli ha intuito che si può e si deve annullare il dualismo e la settorialità esistenti tra lavori manuali e piacere della lettura cercando di infondere l’amore per le parole e i testi in un periodo storico piuttosto agguerrito e amorale ma soprattutto disincantato e totalmente fagocitato dai media. La sua iniziativa è stata ben accolta, forse per il bisogno di un’elevatura morale e un impegno colto che si speri possa essere un investimento futuro attecchendo in menti asettiche e piuttosto piatte le quali ormai perseverano nella nostra rete sociale. Mi garba assai l’idea che si possa andare oltre gli schemi convenzionali, soliti e statici secondo cui il mondo pragmatico e manuale mal si sposa con un mondo di cultura, di parole, di lettura che arricchisce spiriti e apre menti. È anche vero che leggere e interessarsi a testi e giornali “scansando” per un attimo media e social, può essere un esempio efficace, essenziale e arricchente per le nuove generazioni, per figli che vedono genitori con libri in mano. La nota meno esaltante potrebbe essere forse il fatto che una tale notizia faccia stupore, poiché ciò significherebbe che il livello intellettivo del tempo che stiamo vivendo si è assottigliato, fagocitati da media ridondanti spesso purtroppo colmi di vuoti… Tanti vuoti che fanno però tanto clamore.

Gianni Rodari disse: «Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo».

Da Bergamo arriva una storia che mi piace, una di quelle semplici, leggere ma che fanno in qualche maniera pensare un po’.

Si chiama Danilo Dadda, 56 anni, e durante il lockdown ha avuto un’idea visionaria: un bonus per ogni libro letto dai suoi operai e condiviso coi colleghi. Un imprenditore edile, dunque mondo lontano da libri e lettura, ha avviato un’iniziativa per cui ogni suo dipendente che legge un libro verrà incentivato con una quota in denaro, il triplo se in lingua straniera, in aggiunta a un incontro giornaliero di un’ora in cui si espone il proprio libro letto.

Il suo pensiero è semplice ma allo stesso tempo disarmante per i tempi che viviamo.

«Chi lavora con te deve diventare migliore di quando ha cominciato, perché l’imprenditore ha anche un ruolo sociale».

(“Next”, 04/05/2021)

Lo scopo e l’intento dell’uomo d’affari è nobile, egli ha intuito che si può e si deve annullare il dualismo e la settorialità esistenti tra lavori manuali e piacere della lettura cercando di infondere l’amore per le parole e i testi in un periodo storico piuttosto agguerrito e amorale ma soprattutto disincantato e totalmente fagocitato dai media. La sua iniziativa è stata ben accolta, forse per il bisogno di un’elevatura morale e un impegno colto che si speri possa essere un investimento futuro attecchendo in menti asettiche e piuttosto piatte le quali ormai perseverano nella nostra rete sociale. Mi garba assai l’idea che si possa andare oltre gli schemi convenzionali, soliti e statici secondo cui il mondo pragmatico e manuale mal si sposa con un mondo di cultura, di parole, di lettura che arricchisce spiriti e apre menti. È anche vero che leggere e interessarsi a testi e giornali “scansando” per un attimo media e social, può essere un esempio efficace, essenziale e arricchente per le nuove generazioni, per figli che vedono genitori con libri in mano. La nota meno esaltante potrebbe essere forse il fatto che una tale notizia faccia stupore, poiché ciò significherebbe che il livello intellettivo del tempo che stiamo vivendo si è assottigliato, fagocitati da media ridondanti spesso purtroppo colmi di vuoti… Tanti vuoti che fanno però tanto clamore.

Gianni Rodari disse: «Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo».

 

Cristina Tonelli