I muri della mente

Pur iniziando un nuovo anno, pare però che l’umanità non si evolva ma stia regredendo in termini di povertà di cuore, di miseria d’animo e di scarso senso di solidarietà.
Non tutto è perduto, non tutto il mondo è oscurato da azioni ed eventi disgraziati e appesantito dall’agire del genere umano, ma a volte ci sono condotte anche di persone di potere che portano tutt’altro che migliorie.
Ad esempio, i muri.
Per un muro di cui si è appena festeggiato il trentennale del suo abbattimento a Berlino, al contrario si sta assistendo ormai da anni e sotto varie amministrazioni, alla costruzione di muri imponenti tra Messico e Stati Uniti: muri creati da quest’ultima nazione, per evitare che i sudamericani cerchino di arrivare in America a tentar fortuna e migliorare le loro vite.
Trump, da ultimo in ordine temporale, sta fortemente sostenendo questa strategia, per lui vincente e risolutiva.
I muri nascono già con un intento divisorio e di rivendicazione personale di territori rispetto ad altri spazi, annullando la libertà primordiale di cui godeva l’uomo e marcando il concetto di proprietà privata.
Aldilà di congetture politiche, idee di governi predominanti ed emergenze sociali e umanitarie, i muri non hanno condotto mai a nulla di umanamente elevato, al contrario hanno separato intere famiglie e fatto soffrire coloro partiti per tentare di migliorare la propria condizione economica e quella dei propri cari rimasti in un’attesa sospirante di una riunificazione finale.
Ho la sensazione terribile che i muri siano prima mentalmente bramati e poi concretizzati, poiché alla base c’è la paura.
Paura del diverso, paura che qualcuno a me sconosciuto possa avere il potere di invadere la mia terra, i miei spazi, di innestarsi con la mia gente.
Pensieri alquanto retrogradi, ottusi, medievali.
Occorre coscientemente applicare regolamentazioni e ordine ma con umanità e indulgenza, rammentando l’uguaglianza di ogni uomo di fronte ai propri diritti di personalità e la fortuna di nascere nella giusta parte di mondo, la quale è appunto un semplice destino personale e non un merito individuale.
Spazio quindi alla cultura che s’impone sull’ignoranza, all’agire in piena coscienza-a maggior ragione chi gestisce poteri forti-e ad una mentalità meno scostante e più comprensiva.
Cristina Tonelli.
Pur iniziando un nuovo anno, pare però che l’umanità non si evolva ma stia regredendo in termini di povertà di cuore, di miseria d’animo e di scarso senso di solidarietà.
Non tutto è perduto, non tutto il mondo è oscurato da azioni ed eventi disgraziati e appesantito dall’agire del genere umano, ma a volte ci sono condotte anche di persone di potere che portano tutt’altro che migliorie.
Ad esempio, i muri.
Per un muro di cui si è appena festeggiato il trentennale del suo abbattimento a Berlino, al contrario si sta assistendo ormai da anni e sotto varie amministrazioni, alla costruzione di muri imponenti tra Messico e Stati Uniti: muri creati da quest’ultima nazione, per evitare che i sudamericani cerchino di arrivare in America a tentar fortuna e migliorare le loro vite.
Trump, da ultimo in ordine temporale, sta fortemente sostenendo questa strategia, per lui vincente e risolutiva.
I muri nascono già con un intento divisorio e di rivendicazione personale di territori rispetto ad altri spazi, annullando la libertà primordiale di cui godeva l’uomo e marcando il concetto di proprietà privata.
Aldilà di congetture politiche, idee di governi predominanti ed emergenze sociali e umanitarie, i muri non hanno condotto mai a nulla di umanamente elevato, al contrario hanno separato intere famiglie e fatto soffrire coloro partiti per tentare di migliorare la propria condizione economica e quella dei propri cari rimasti in un’attesa sospirante di una riunificazione finale.
Ho la sensazione terribile che i muri siano prima mentalmente bramati e poi concretizzati, poiché alla base c’è la paura.
Paura del diverso, paura che qualcuno a me sconosciuto possa avere il potere di invadere la mia terra, i miei spazi, di innestarsi con la mia gente.
Pensieri alquanto retrogradi, ottusi, medievali.
Occorre coscientemente applicare regolamentazioni e ordine ma con umanità e indulgenza, rammentando l’uguaglianza di ogni uomo di fronte ai propri diritti di personalità e la fortuna di nascere nella giusta parte di mondo, la quale è appunto un semplice destino personale e non un merito individuale.
Spazio quindi alla cultura che s’impone sull’ignoranza, all’agire in piena coscienza-a maggior ragione chi gestisce poteri forti-e ad una mentalità meno scostante e più comprensiva.
Cristina Tonelli.m
Pur iniziando un nuovo anno, pare però che l’umanità non si evolva ma stia regredendo in termini di povertà di cuore, di miseria d’animo e di scarso senso di solidarietà.
Non tutto è perduto, non tutto il mondo è oscurato da azioni ed eventi disgraziati e appesantito dall’agire del genere umano, ma a volte ci sono condotte anche di persone di potere che portano tutt’altro che migliorie.
Ad esempio, i muri.
Per un muro di cui si è appena festeggiato il trentennale del suo abbattimento a Berlino, al contrario si sta assistendo ormai da anni e sotto varie amministrazioni, alla costruzione di muri imponenti tra Messico e Stati Uniti: muri creati da quest’ultima nazione, per evitare che i sudamericani cerchino di arrivare in America a tentar fortuna e migliorare le loro vite.
Trump, da ultimo in ordine temporale, sta fortemente sostenendo questa strategia, per lui vincente e risolutiva.
I muri nascono già con un intento divisorio e di rivendicazione personale di territori rispetto ad altri spazi, annullando la libertà primordiale di cui godeva l’uomo e marcando il concetto di proprietà privata.
Aldilà di congetture politiche, idee di governi predominanti ed emergenze sociali e umanitarie, i muri non hanno condotto mai a nulla di umanamente elevato, al contrario hanno separato intere famiglie e fatto soffrire coloro partiti per tentare di migliorare la propria condizione economica e quella dei propri cari rimasti in un’attesa sospirante di una riunificazione finale.
Ho la sensazione terribile che i muri siano prima mentalmente bramati e poi concretizzati, poiché alla base c’è la paura.
Paura del diverso, paura che qualcuno a me sconosciuto possa avere il potere di invadere la mia terra, i miei spazi, di innestarsi con la mia gente.
Pensieri alquanto retrogradi, ottusi, medievali.
Occorre coscientemente applicare regolamentazioni e ordine ma con umanità e indulgenza, rammentando l’uguaglianza di ogni uomo di fronte ai propri diritti di personalità e la fortuna di nascere nella giusta parte di mondo, la quale è appunto un semplice destino personale e non un merito individuale.
Spazio quindi alla cultura che s’impone sull’ignoranza, all’agire in piena coscienza-a maggior ragione chi gestisce poteri forti-e ad una mentalità meno scostante e più comprensiva.
Cristina Tonelli.
Pur iniziando un nuovo anno, pare però che l’umanità non si evolva ma stia regredendo in termini di povertà di cuore, di miseria d’animo e di scarso senso di solidarietà.
Non tutto è perduto, non tutto il mondo è oscurato da azioni ed eventi disgraziati e appesantito dall’agire del genere umano, ma a volte ci sono condotte anche di persone di potere che portano tutt’altro che migliorie.
Ad esempio, i muri.
Per un muro di cui si è appena festeggiato il trentennale del suo abbattimento a Berlino, al contrario si sta assistendo ormai da anni e sotto varie amministrazioni, alla costruzione di muri imponenti tra Messico e Stati Uniti: muri creati da quest’ultima nazione, per evitare che i sudamericani cerchino di arrivare in America a tentar fortuna e migliorare le loro vite.
Trump, da ultimo in ordine temporale, sta fortemente sostenendo questa strategia, per lui vincente e risolutiva.
I muri nascono già con un intento divisorio e di rivendicazione personale di territori rispetto ad altri spazi, annullando la libertà primordiale di cui godeva l’uomo e marcando il concetto di proprietà privata.
Aldilà di congetture politiche, idee di governi predominanti ed emergenze sociali e umanitarie, i muri non hanno condotto mai a nulla di umanamente elevato, al contrario hanno separato intere famiglie e fatto soffrire coloro partiti per tentare di migliorare la propria condizione economica e quella dei propri cari rimasti in un’attesa sospirante di una riunificazione finale.
Ho la sensazione terribile che i muri siano prima mentalmente bramati e poi concretizzati, poiché alla base c’è la paura.
Paura del diverso, paura che qualcuno a me sconosciuto possa avere il potere di invadere la mia terra, i miei spazi, di innestarsi con la mia gente.
Pensieri alquanto retrogradi, ottusi, medievali.
Occorre coscientemente applicare regolamentazioni e ordine ma con umanità e indulgenza, rammentando l’uguaglianza di ogni uomo di fronte ai propri diritti di personalità e la fortuna di nascere nella giusta parte di mondo, la quale è appunto un semplice destino personale e non un merito individuale.
Spazio quindi alla cultura che s’impone sull’ignoranza, all’agire in piena coscienza-a maggior ragione chi gestisce poteri forti-e ad una mentalità meno scostante e più comprensiva.
Cristina Tonelli.
Cristina Tonelli