Cuore inquinato

Cuore inquinato

Photo by Dustan Woodhouse on Unsplash

Vivere e gustarsi il mare, le onde, la spiaggia in tutto il loro calore e la loro naturale ospitalità è un toccasana per mente e fisico già estenuati da inverni abbastanza freddi e certamente piuttosto lunghi.

Ma c’è un problema, ampio, non più ignorabile.

Un problema di inquinamento, di sporcizia, di attentato alla salute e anche alla nostra economia di Paese, ma soprattutto una enorme questione di mancanza di rispetto per noi stessi, per gli altri e per il pianeta ospitante che lasceremo in eredità ai nostri successori.

Negli scorsi decenni avevamo sentore di ciò che stava accadendo ma come sempre, l’agire e il pensare umano fanno si che si tenda a girare il capo dall’altra parte fintanto che non si sia superato il limite adducendo le scuse più varie  e banali: non riguarda noi direttamente, cosa vuoi che sia in un mondo tanto enorme, pochi anni e tutto si rigenera, io nel mio piccolo poco o nulla posso migliorare .

Ormai, in questo inizio di 2019, c’è piena consapevolezza di quanto sia ampio e grave questo problema e c’è un quesito ancor più grande che viene da porsi.

Per quale motivo noi umani, siamo tanto intraprendenti, intelligenti, capaci di ogni diavoleria o fantasticheria possibile, quanto deboli nel prendere piena coscienza dell’attentato che stiamo compiendo alla nostra stessa salute?

Da un’inchiesta di un ente statunitense ( da “Corriere della Sera”, 2019), veniamo a sapere che una sola bottiglia in plastica finita in mare, necessita di più di quattro secoli per dissolversi nell’acqua; per sigarette, bicchieri e buste in plastica occorrono dai venti a cinquant’ anni per dissolversi.

Nel 2050, in mare, ci sarà più plastica che pesce in termini di peso, e il pesce di cui ci nutriremo sarà sempre più saturo delle micro particelle di plastica che ingurgitano ogni giorno.

Tutto ciò ci inorridisce al solo leggerlo nero su bianco pensando alla nostra alimentazione, ai nostri bagni in mare, ai nostri figli, alle acque che abbracciano le nostre terre, a tutto quanto sia caro a noi venga costantemente intaccato e contaminato.

Ma poi, dal punto di vista sociale, la maggior parte di noi, anche di quelli che si scandalizzano, semplicemente creano inquinamento, non rispettano le regole che pur ci sarebbero, fanno prevalere la pigrizia del quotidiano sull’amore per sé e per il suo ambiente poiché meramente nella mente umana si porta a delegare ad altri l’incombenza del rispetto delle norme, cullandosi nell’abituale lamentosità per i propri problemi di vita.

Perché? Per quale motivo l’uomo riflette, rimugina, si interessa solo al suo “orticello”, si cura esclusivamente della propria “comfort zone”?

Nel tempo ha lasciato sfumare la sua plasticità mentale, la sua visione di vita più altruista, allargata, ha perso la tendenza ad una abnegazione per la società in cui è immerso non riuscendo più a vedere tutto il quadro, ma solo la piccola parte che lo riguarda.

Per pigrizia e chiusura mentale, nel tempo si vanno ad ingrossare svariati problemi che riguardano tutta la società, senza nemmeno averne piena coscienza.

La tendenza a rimandare nel tempo e affrancarsi da situazioni negative, problemi da affrontare, eventi infausti fa si che tutto si amplifichi sotto il nostro sguardo apatico e intorpidito da anni di agevolazioni e interessi personali.

L’ambiente è una questione vissuta marginalmente…alla stregua di un fumatore che non si allarma particolarmente per la sua salute pericolante poiché il danno è instillato giorno dopo giorno in modo graduale e tardivo e non istantaneo. Tutti stressati dai mille pensieri giornalieri, tutti proiettati a cercare soddisfazione personale ma pochi, rari, coloro i quali mirano all’ambiente che ci accoglie senza cui non avremmo certo modo di programmare il nostro domani.

Cristina Tonelli.

Vivere e gustarsi il mare, le onde, la spiaggia in tutto il loro calore e la loro naturale ospitalità è un toccasana per mente e fisico già estenuati da inverni abbastanza freddi e certamente piuttosto lunghi.

Ma c’è un problema, ampio, non più ignorabile.

Un problema di inquinamento, di sporcizia, di attentato alla salute e anche alla nostra economia di Paese, ma soprattutto una enorme questione di mancanza di rispetto per noi stessi, per gli altri e per il pianeta ospitante che lasceremo in eredità ai nostri successori.

Negli scorsi decenni avevamo sentore di ciò che stava accadendo ma come sempre, l’agire e il pensare umano fanno si che si tenda a girare il capo dall’altra parte fintanto che non si sia superato il limite adducendo le scuse più varie  e banali: non riguarda noi direttamente, cosa vuoi che sia in un mondo tanto enorme, pochi anni e tutto si rigenera, io nel mio piccolo poco o nulla posso migliorare .

Ormai, in questo inizio di 2019, c’è piena consapevolezza di quanto sia ampio e grave questo problema e c’è un quesito ancor più grande che viene da porsi.

Per quale motivo noi umani, siamo tanto intraprendenti, intelligenti, capaci di ogni diavoleria o fantasticheria possibile, quanto deboli nel prendere piena coscienza dell’attentato che stiamo compiendo alla nostra stessa salute?

Da un’inchiesta di un ente statunitense ( da “Corriere della Sera”, 2019), veniamo a sapere che una sola bottiglia in plastica finita in mare, necessita di più di quattro secoli per dissolversi nell’acqua; per sigarette, bicchieri e buste in plastica occorrono dai venti a cinquant’ anni per dissolversi.

Nel 2050, in mare, ci sarà più plastica che pesce in termini di peso, e il pesce di cui ci nutriremo sarà sempre più saturo delle micro particelle di plastica che ingurgitano ogni giorno.

Tutto ciò ci inorridisce al solo leggerlo nero su bianco pensando alla nostra alimentazione, ai nostri bagni in mare, ai nostri figli, alle acque che abbracciano le nostre terre, a tutto quanto sia caro a noi venga costantemente intaccato e contaminato.

Ma poi, dal punto di vista sociale, la maggior parte di noi, anche di quelli che si scandalizzano, semplicemente creano inquinamento, non rispettano le regole che pur ci sarebbero, fanno prevalere la pigrizia del quotidiano sull’amore per sé e per il suo ambiente poiché meramente nella mente umana si porta a delegare ad altri l’incombenza del rispetto delle norme, cullandosi nell’abituale lamentosità per i propri problemi di vita.

Perché? Per quale motivo l’uomo riflette, rimugina, si interessa solo al suo “orticello”, si cura esclusivamente della propria “comfort zone”?

Nel tempo ha lasciato sfumare la sua plasticità mentale, la sua visione di vita più altruista, allargata, ha perso la tendenza ad una abnegazione per la società in cui è immerso non riuscendo più a vedere tutto il quadro, ma solo la piccola parte che lo riguarda.

Per pigrizia e chiusura mentale, nel tempo si vanno ad ingrossare svariati problemi che riguardano tutta la società, senza nemmeno averne piena coscienza.

La tendenza a rimandare nel tempo e affrancarsi da situazioni negative, problemi da affrontare, eventi infausti fa si che tutto si amplifichi sotto il nostro sguardo apatico e intorpidito da anni di agevolazioni e interessi personali.

L’ambiente è una questione vissuta marginalmente…alla stregua di un fumatore che non si allarma particolarmente per la sua salute pericolante poiché il danno è instillato giorno dopo giorno in modo graduale e tardivo e non istantaneo. Tutti stressati dai mille pensieri giornalieri, tutti proiettati a cercare soddisfazione personale ma pochi, rari, coloro i quali mirano all’ambiente che ci accoglie senza cui non avremmo certo modo di programmare il nostro domani.

Cristina Tonelli.

Cristina Tonelli